LA SFILATA DELLA CENTRAL SAINT MARTINS È “SHINY SHINY”, INCLUSIVA E SURREALE

LA SFILATA DELLA CENTRAL SAINT MARTINS È “SHINY SHINY”, INCLUSIVA E SURREALE

32 collezioni, 187 look: una moda che esagera, mescola e sorprende. E che soprattutto parla di diversità e inclusione

Trentadue collezioni condensate in mezz’ora. Tra i record della Fashion Week di Londra 2022, la più esagerata in termini di creatività fine a se stessa che comunque riesce sempre a convincere il mercato e, a suo modo, a imporsi tra i sottotemi che le altre capitali sviluppano con più dolcezza nelle stagioni successive, c’è senza dubbio anche questo. A segnarlo, la Central Saint Martins School, che domenica 20 febbraio è riuscita a far sfilare 187 look disegnati dagli studenti del Master in Fashion. Evento tra i più attesi in calendario, appuntamento immancabile per i cacciatori di tendenze e di nuovi talenti, ha superato ancora le aspettative del pubblico.

Shiny Shiny, un titolo generale che sembra voler indicare i migliori auspici per i creativi che, non va dimenticato, hanno portato a termine due anni di studio in un continuo susseguirsi di lockdown e riaperture: vera corsa a ostacoli considerando da un lato l’investimento in termini economici che ciascuno ha sostenuto e dall’altro la necessità inevitabilmente disattesa di far pratica dal vivo, con mani e menti esperte che sanno indicare dove e come aggiungere, togliere, tagliare e modellare.

Diversità e inclusione, racchiudendo in macro-aree quest’incredibile opera collettiva, sono i due argomenti di maggior interesse per la classe 2020 – 2022. Ne possiamo seguire la traccia dall’inizio alla fine dello show. In una panoramica a volo: James Walsh saccheggia il design domestico e i ritrovati da soffitta e li trasforma in abbigliamento – ci sono la donna aeroplano (ma potrebbe essere anche un uomo o un bambino), il cappello guanto di gomma, gonfiato e spalmato in velluto proprio come la borsa porta-frutta, puro surrealismo 2.0. Juntae Kim ci regala una lettura del costume rinascimentale con i suoi New Romantics che indossano camicie e bomber tecnici a forma di corsetto; Jessan Macatangay, esplora la sensualità delle forme pure e la riversa in abiti di ironico minimalismo; Thomas Newbury ci accompagna su una spiaggia, all’alba, dopo una notte di feste sfrenate in puro british style: chi indossa cosa non ci è dato supporlo perché nella frenesia del divertimento tutto si è mischiato.

Elaborati in chiave ipercolorata e tie dye, invece, su una silhouette caratterizzata da forme molto morbide e di genere non binario, fanno vincere il L’Oreal Professional Prize a Edward Mendoza. “ Se avessi visto qualcosa del genere da piccolo mi avrebbe certamente fatto sentire meglio con me stesso, col mio corpo e col mio modo di rappresentarmi”, spiega per descrivere, e semplificare in concetti facili da condividere, le complesse forme degli outfit che ha realizzato e che avrebbero fatto venire più di un grattacapo a un ufficio tessuti strutturato: il denim è una base solida, e democratica, su cui si muovono intrecci di maglieria in lana jacquard, cotoni stampati e eco-pelliccia, oltre a imbottiture e accessori/mostro (se continuerà la sua ricerca in questo senso, il paragone con il lato più giocoso di Van Beirendonk nascerà spontaneo a molti).This content is imported from Instagram. You may be able to find the same content in another format, or you may be able to find more information, at their web site.

Menzione speciale per Kazna Asker, che inverte i ruoli e fa indossare l’hijab anche agli uomini: il suo nero è quello dell’uniformità, della non distinzione, è un appiattimento necessario per evidenziare come la fratellanza e il senso di famiglia siano tra i veri valori dell’Islam.

E poi ancora ci sono Brais Albor, che scherza con la mascolinità e il suo scioglimento nel presente; Compton Quashie, pittorico e queer, che rappresenta il corpo “nero” in movimento; e Steve O. Smith, che tracciando grafismi primordiali su tessuti trattati come tele, fa rivivere l’immaginaria parata di Ascot messa in scena da Cecil Beaton in My Fair Lady.

Il dovere degli studenti è quello di esagerare: quando vogliono imparare, quando si appassionano a un argomento, quando scelgono cosa diventare da grandi. Quelli della Central Saint Martins, sono ancora una volta tra i diplomati a pieni voti in questa disciplina.

Source: https://www.elledecor.com/it/lifestyle/a39162622/london-fashion-week-2022-sfilata-central-saint-martins/

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